Continuo da ieri a rivedere quella vecchia foto di un’estate di tanti anni fa, in cui eravamo tutti sorridenti e spensierati, e sento un senso di vuoto, come se un pezzetto di quella foto e, insieme, un pezzetto d’infanzia e di passato mi fosse stato strappato via, malamente. Ci sono aneddoti e ricordi che si accavallano piacevolmente nella mente e poi ci sono le sensazioni di sti giorni, che non riesco a mettere in fila e a cui non riesco ancora a dare un nome. Quante estati trascorse insieme con tutti gli altri amici del mare. Avevamo appena 5-6 anni e da allora ogni anno ci siamo ritrovati lì, per tantissime estati. Non c’erano cellulari, non c’era internet. C’erano i vecchi giochi, le partite di pallone sul bagnasciuga, o sulla sabbia quando la spiaggia iniziava svuotarsi verso il tramonto, le porte fatte con gli ombrelloni o con le pietre grandi rimediate qua e là. Le partite con le biglie che compravamo a “La lumaca”, costruivamo delle piste bellissime e giocavamo per ore spingendo quelle palline verso il traguardo. Poi, alla fine, si andava tutti a fare il bagno fino a quando i polpastrelli diventavano raggrinziti. La semifinale di Italia ’90 con l’Argentina vista alla tv allestita in cortile, gli occhi spiritati di Totò Schillaci. E poi la finale di Usa ‘94 che abbiamo visto tutti insieme sul balcone di casa tua e il grande rammarico alla fine quando il Brasile ci beffò ai rigori. Le colazioni al bar “Le Palme”, la spesa in bicicletta, l’edicola (io prendevo la Gazzetta, tu il Corriere o Tuttosport che a me non piacevano, e poi facevamo il confronto), gli scrocconi dei giornali sulle panchine, Egidio del ristorante, il luna park, la sala giochi con il Tetris, Bomb Jack e il videogame dei videogames di quel periodo, ossia Mexico’86, con la sua musichetta inimitabile, e poi il gioco delle Olimpiadi, e il biliardino. I tuoi resoconti di quando ti alzavi presto per andare a pesca, un’altra delle tue grandi passioni. Le fughe dal custode Quintino quando ci beccava a giocare vicino al gazebo in cortile e ci voleva bucare il pallone (a volte l’ha fatto davvero) e ci rincorreva gridando “Vai via da là! Stu nocce d precoc!” ma in fondo credo che si divertisse anche lui con noi. O quando si giocava a carte alla capanna e partecipava anche lui accompagnando il lancio di ogni carta con un’espressione a dir poco blasfema. Le chiacchierate fino a tardi la sera sulle panchine o sulla spiaggia, le scemenze, le risate nate dal poco. La spensieratezza più totale. Le prime ubriacature, le prime cotte (tu avevi molto successo), le prime uscite con la macchina da neopatentati, i falò sulla spiaggia la notte di Ferragosto, le nostre mamme che ci aspettavano in piedi. Le prese in giro che rivolgevamo bonariamente a quelli più grandi, le imitazioni, la gioia di quando qualcuno del nostro gruppo arrivava per le vacanze e l’amarezza del giorno in cui qualcuno di noi doveva ripartire perché erano finite le ferie dei genitori e ci si dava appuntamento all’anno successivo che sembrava tanto, troppo lontano. La nostra Juve, il calciomercato che ci illudeva sempre in quegli anni in cui non vincevamo mai nulla se non il trofeo “Berlusconi” in agosto, il tuo idolo Paulo Sousa, le liquirizie del professore, il campanello di casa dell’ingegnere nostalgico, i pomeriggi di pioggia nelle mansarde, i cornetti caldi a mezzanotte da Tombion, le pallonate ai lampioncini del vialetto, il furgoncino del tipo che gridava “Frutta! La frutta! Chiedi alla mamma se vuole la frutta!” (che poi aveva solo verdure in realtà). L’odore della crema che ci spalmavano addosso al mattino e l’odore dell’Autan che ci spalmavano addosso alla sera, i castelli di sabbia, le facce spellate. Tutti avevamo progetti, programmi, desideri; i tuoi, purtroppo, un maledetto giorno di primavera si sono interrotti. Ma quelle estati resteranno indimenticabili: credo sia proprio vero che i ricordi di quando si è piccoli restano depositati dentro di noi per sempre. E anche se i tuoi sogni si sono spezzati, quei bellissimi ricordi non li cancellerà mai nessuno. Cia’! ❤